La storia della Parrocchia
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Istituzione della Parrocchia con decreto Vescovile
L’Arcivescovo Metropolita di Chieti e Amministratore PP di Vasto, Mons. Vincenzo Fagiolo ha emanato il 29 maggio 1982 il decreto per l’istituzione della nuova parrocchia di “San Marco Evangelista” in Vasto (Ch).
Nel decreto viene riportato quanto segue:
La città del Vasto, in questo ultimo decennio, conseguentemente agli insediamenti industriali realizzati nel comprensorio in cui ricade, ha visto uno sviluppo demografico e sociale di grande rilievo, che è in continuo progresso.
Le competenti autorità civili hanno tempestivamente provveduto alla realizzazione di strutture per l’insediamento umano e di interesse sociale. Lo sviluppo demografico si concretizza in popolosi quartieri sorti e dislocati in vari punti della città e naturalmente molto distanziati dai centri parrocchiali esistenti, il che rende difficile e quasi impossibile, per ovvie ragioni, una effettiva ed adeguata assistenza religiosa agli abitanti di questi nuovi insediamenti.
Di fronte alla situazione testè descritta, l’ufficio e la responsabilità di pastore delle anime mi impongono il dovere di provvedere alle necessità spirituali dei fedeli, erigendo nuove parrocchie, per la dovuta ed adeguata cura pastorale.
Pertanto, sentiti i Revv. Parroci delle parrocchie di San Paolo Apostolo e di San Giovanni, dalle cui parrocchie viene dismembrata la zona urbanistica e rurale che costituisce la erigenda parrocchia, sentito il Consiglio Pastorale e la Vicaria urbana, invocato insistentemente lo Spirito Santo, mosso dall’unico scopo di ricercare la gloria di Dio e la salvezza delle anime, a norma dei ss. Can. 100, 216, 1427 e dell’Art. 21/1,3 delle Lettere Apostoliche del 6 agosto 1966, date con M. P. “Ecclesiae Sanctae”, per mia Autorità Ordinaria con il presente decreto, erigo e dichiaro eretta la nuova parrocchia, alla quale attribuisco il titolo di San Marco Evangelista, nella città del Vasto (Chieti), dismembrandone il territorio dalle nominate parrocchia di San Paolo Apostolo e di San Giovanni Bosco, delimitandolo con i confini di seguito descritti e come rilevansi seguendo il tracciato in rosso, dalla allegata mappa che forma parte integrante del presente decreto: Via Pitagora (lato destro), continuazione fino ad incrocio con la nuova strada Circonvallazione- Vallone Cenere, alias Vallone Valloncello(versante destro)-incrocio con strada vicinale Fonte Crugnale (lato destro)- Via Incoronata(lato a monte)-Corso Mazzini(lato a monte)- Via Pitagora (lato destro).
La nuova Chiesa parrocchiale che dovrà essere quanto prima edificata in area opportuna sarà dedicata a San Marco Evangelista. Questa parrocchia è e sarà di Nostra libera collazione.
A questo punto è riportata la dote iniziale per la costruzione. L’Arcivescovo così conclude: “Il presente decreto è valido a tutti gli effetti canonici e civili a decorrere dal giorno 06 giugno 1982, festa della SS. Trinità”.
Decreto emanato il 29 maggio 1982
Prima di questa nuova edificazione la sede di riferimento è stata la piccola chiesetta della Madonna dei Sette Dolori, posta lungo Corso Mazzini. Tale chiesetta, non più adatta a contenere tutti i fedeli delle rispettive ubicazioni, ha dato inizio alla realizzazione ed esecuzione della nuova chiesa, più ampia e capace di contenere tutta la popolazione delle rispettive sedi di appartenenza.
Inaugurazione della nuova Chiesa
Il 18 aprile 2009 è stata inaugurata la nuova chiesa parrocchiale di San Marco Evangelista.
Sull'evento, il Prof. Luigi Medea,ha scritto un articolo, pubblicato poi sul settimanale diocesano:"L'Amico del Popolo"
Vissuta nella intensità della fede la dedicazione della nuova Chiesa di S. Marco.
Una folla immensa di fedeli ha partecipato intensamente al rito religioso.
C’è stata tanta gente ieri alla solenne dedicazione della nuova Chiesa, con in prima fila diverse autorità politiche, tra cui il sindaco della città Luciano Lapenna, il presidente della Provincia Tommaso Coletti, il Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Forte, gli assessori regionali Tagliente, Prospero, Menna, il Presidente della Carichieti Arch. Mario Di Nisio.
L’arcivescovo Mons. Bruno Forte all’inizio ha invitato tutti i presenti ad unirsi al suo cuore di padre per celebrare con intensità di fede il sacro rito che si è sviluppato in vari momenti, tutti intensi e ricchi di significato teologico, in particolare: il corteo, l’apertura della porta, l’unzione dell’altare e delle pareti della Chiesa, l’incensazione e l’illuminazione dell’altare, la solenne reposizione del Santissimo Sacramento. Ogni momento è stato reso più intimamente legato al raccoglimento e alla preghiera anche dai canti, svolti dal Coro parrocchiale, diretto dalla prof.ssa Simonetta Di Fonzo.
L’intera Cerimonia è stata vissuta dai fedeli nella gioia di avere finalmente la “chiesa” nel proprio quartiere, ma anche nel mesto ricordo di quanti corregionali hanno perso la propria vita o la propria casa nel terribile terremoto del 6 aprile.
Il Vescovo nella sua omelia ha ricordato l’incontro con gli sfollati aquilani, che sono presenti nella Diocesi di Chieti-Vasto, dicendo di essere rimasto colpito dalla loro grande dignità umana e dalla carica immensa della loro fede.
Certo il discorso di Mons. Forte, come Pastore e Padre, non poteva non essere stimolante anche in questa solenne circostanza. Egli ha voluto indicare ai fedeli tre piste di riflessione, scaturite dalle letture bibliche: la nuova chiesa di S. Marco deve essere la “Chiesa della Parola e della fede” (“Il fatto che Dio parla vuol dire che non siamo più soli; la tenerezza di essere amati da Dio, accende il dono della fede”); la “dimora di Dio e dell’Amore” (“Dio abita dovunque gli si apre la porta del cuore; questo tempio è frutto di innumerevoli sacrifici: è la chiesa che si manifesta nella condivisione; è importante che nessuno si senta dimenticato”); il “luogo del perdono e della Misericordia” (“Nessun peccatore deve entrare in questa chiesa, senza uscirne perdonato”.
Al termine della Celebrazione eucaristica, don Gino Smargiassi, visibilmente commosso, ha ringraziato quanti hanno partecipato alla Cerimonia: il Vescovo, i confratelli. le autorità, i fedeli. “Tanto c’è ancora da fare”, ha concluso, “ma con l’aiuto di tutti riusciremo a completare le tre cose più urgenti: cioè l’allestimento della Cappella del Santissimo, della Cappella delle confessioni e del Battistero”.
Un lungo applauso ha suggellato le parole e l’impegno di don Gino, che con la sua caparbietà (e fede) è riuscito a concretizzare questo ulteriore sogno della sua vita sacerdotale: la costruzione di un tempio anche a Vasto, dopo quello realizzato a S. Salvo Marina.
I commenti della gente sull’architettura della nuova Chiesa sono stati più che positivi. Ricordiamo che l’edificio è stato progettato dall’arch. Michele Tartaglia, si estende su una superficie di 700 mq. con un corpo centrale di 400 mq e tre cappelle. E’ stata lodata anche la sobrietà dell’allestimento. Non ci sono immagini o statue. Solo il grande Crocifisso che troneggia nella parete dietro l’altare.
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Inaugurazione Chiesa San Marco |
Il Vescovo |
Inaugurazione Chiesa |
A perpetua memoria dell'avvenimento, è stata posta all'interno della chiesa la seguente lapide: “Questo edificio sognato dalla nostra comunità di San Marco, voluto da S.E. Mons. Edoardo Menichelli, realizzato con il contributo della CEI e con l’impegno dei parrocchiani e amici, oggi 18 aprile 2009 essendo sommo pontefice S.S. Benedetto XVI per la preghiera della comunità e di S.E. Mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti - Vasto è divenuto casa del nostro incontro con il Signore con il titolo di San Marco Evangelista”
Lapide Commemorativa
Tutto ciò è stato possibile grazie all’impegno dell’allora parroco Don Luigi Smargiassi.
Diversi sono stati i parroci che si sono succeduti nella parrocchia: don Eugenio Marciano, parroco dal 1984 al 2000, don Gino Smargiassi, parroco dal gennaio 2001 al 31 agosto 2014, Don Gianni Carozza dal 01 settembre 2014 al 30 novembre 2017, ultimo don Nicola Fioriti.
Caratteristiche della Chiesa
La nuova chiesa, realizzata in forma architettonica moderna, si basa su una pianta circolare, da un ambulacro, dalla Cappella del Santissimo Sacramento, dalla sacrestia e dagli uffici del parroco, dalla zona adibita ad oratorio, da un concerto di campane poste nella parte esterna della chiesa su due campanili a torretta e da un campetto sportivo.
Nel corso degli anni la chiesa è stata arricchita da vari elementi da parte dei diversi parroci per rendere la Casa del Signore sempre più bella e accogliente.
Oggi si possono ammirare le vetrate poste alle finestre, i bellissimi mosaici che ricoprono varie parti della chiesa stessa: la scritta sulla porta d’ingresso, l’ovale posto dietro la Croce sull’altare maggiore, una parte della parete nella cappella del Santissimo Sacramento, la sequenza delle icone dei vari Santi che circondano la navata centrale, la bellissima opera che rappresenta la Croce di Aquileia sul pavimento, la realizzazione di una porta-vetro(istoriata) con incisioni di immagini.
All’interno si trovano anche alcune statue: la statua di San Marco Evangelista, la statua della Madonna degli Angeli, la statua della Madonna Madre della Misericordia, un ambone, la fonte battesimale e un porta-cero pasquale, a forma di pesce.
Interno della chiesa
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Solennità del 25 aprile
LA VITA DELL'EVANGELISTA MARCO
La figura dell'evangelista Marco, è conosciuta soltanto da quanto riferiscono gli Atti degli Apostoli e alcune lettere di s. Pietro e s. Paolo; non fu certamente un discepolo del Signore e probabilmente non lo conobbe neppure, anche se qualche studioso lo identifica con il ragazzo, che secondo il Vangelo di Marco, seguì Gesù dopo l'arresto nell'orto del Getsemani, avvolto in un lenzuolo; i soldati cercarono di afferrarlo ed egli sfuggì nudo, lasciando il lenzuolo nelle loro mani.
Quel ragazzo era Marco, figlio della vedova benestante Maria, che metteva a disposizione del Maestro la sua casa in Gerusalemme e l'annesso orto degli ulivi.
Nella grande sala della loro casa, fu consumata l'Ultima Cena e lì si radunavano gli apostoli dopo la Passione e fino alla Pentecoste. Quello che è certo è che fu uno dei primi battezzati da Pietro, che frequentava assiduamente la sua casa e infatti Pietro lo chiamava in senso spirituale "mio figlio".
Discepolo degli Apostoli e martirio
Nel 44 quando Paolo e Barnaba, parente del giovane, ritornarono a Gerusalemme da Antiochia, dove erano stati mandati dagli Apostoli, furono ospiti in quella casa; Marco il cui vero nome era Giovanni usato per i suoi connazionali ebrei, mentre il nome Marco lo era per presentarsi nel mondo greco-romano, ascoltava i racconti di Paolo e Barnaba sulla diffusione del Vangelo ad Antiochia e quando questi vollero ritornarci, li accompagnò.
Fu con loro nel primo viaggio apostolico fino a Cipro, ma quando questi decisero di raggiungere Antiochia, attraverso una regione inospitale e paludosa sulle montagnae del Tauro, Giovanni Marco rinunciò spaventato dalle difficoltà e se ne tornò a Gerusalemme.
Cinque anni dopo, nel 49, Paolo e Barnaba ritornarono a Gerusalemme per difendere i Gentili convertiti, ai quali i giudei cristiani volevano imporre la legge mosaica, per poter ricevere il battesimo.
Ancora ospitati dalla vedova Maria, rividero Marco, che desideroso di rifarsi della figuraccia, volle seguirli di nuovo ad Antiochia; quando i due prepararono un nuovo viaggio apostolico, Paolo non fidandosi, non lo volle con sé e scelse un altro discepolo, Sila e si recò in Asia Minore, mentre Barnaba si spostò a Cipro con Marco.
In seguito il giovane deve aver conquistato la fiducia degli apostoli, perché nel 60, nella sua prima lettera da Roma, Pietro salutando i cristiani dell'Asia Minore, invia anche i saluti di Marco; egli divenne anche fedele collaboratore di Paolo e non esitò di seguirlo a Roma, dove nel 61 risulta che Paolo era prigioniero in attesa di giudizio, l'apostolo parlò di lui, inviando i suoi saluti e quelli di "Marco, il nipote di Barnaba" ai Colossesi; e a Timoteo chiese nella sua seconda lettera da Roma, di raggiungerlo portando con sé Marco "perché mi sarà utile per il ministero".
Forse Marco giunse in tempo per assistere al martirio di Paolo, ma certamente rimase nella capitale dei Cesari, al servizio di Pietro, anch'egli presente a Roma. Durante gli anni trascorsi accanto al Principe degli Apostoli, Marco trascrisse, secondo la tradizione, la narrazione evangelica di Pietro, senza elaborarla o adattarla a uno schema personale, cosicché il suo Vangelo ha la scioltezza, la vivacità e anche la rudezza di un racconto popolare.
Affermatosi solidamente la comunità cristiana di Roma, Pietro inviò in un primo momento il suo discepolo e segretario, ad evangelizzare l'Italia settentrionale; ad Aquileia Marco convertì Ermagora, diventato poi primo vescovo della città e dopo averlo lasciato, s'imbarcò e fu sorpreso da una tempesta, approdando sulle isole Rialtine (primo nucleo della futura Venezia), dove si addormentò e sognò un angelo che lo salutò: "Pax tibii Marce evangelista meus" e gli promise che in quelle isole avrebbe dormito in attesa dell'ultimo giorno.
Secondo un'antichissima tradizione, Pietro lo mandò poi ad evangelizzare Alessandria d'Egitto, qui Marco fondò la Chiesa locale diventandone il primo vescovo.
Nella zona di Alessandria subì il martirio: fu torturato, legato con funi e trascinato per le vie del villaggio di Bucoli, luogo pieno di rocce e asperità; lacerato dalle pietre, il suo corpo era tutta una ferita sanguinante.
Dopo una notte in carcere, dove venne confortato da un angelo, Marco fu trascinato di nuovo per le strade, finché morì un 25 aprile verso l'anno 72, secondo gli "Atti di Marco" all'età di 57 anni; ebrei e pagani volevano bruciarne il corpo, ma un violento uragano li fece disperdere, permettendo così ad alcuni cristiani, di recuperare il corpo e seppellirlo a Bucoli in una grotta; da lì nel V secolo fu traslato nella zona del Canopo.
Per aver scritto quanto San Pietro annunziava nella sua predicazione San Marco è venerato come protettore dei segretari e dei traduttori.